Il post di oggi è molto speciale: per la prima volta passo il testimone. Volevo un bel post per celebrare il Towel Day e c’era una sola persona a cui chiederlo, colui che mi ha fatto conoscere la Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams.
Matteo Conti: giornalista, libraio, musicista. Soprattutto amico, da così tanto tempo che per rendere l’idea dico solo che si usava ancora mIRC. La nerditudine ci ha accomunato dal primo minuto.
Ha un blog: Scler’O’Matic
Ha un gruppo fighissimo: Dead Models (pagina FB)
e un progetto solista ancora più figo: girl in the fridge / little boy blue (pagina FB)
Una breve nota: chi ha letto la Guida galattica sa che per salvarsi da una morte certa durante la distruzione della Terra da parte dei Vogon (o semplicemente per viaggiare nello spazio a scrocco), è necessario chiedere un passaggio ad un’astronave: per farlo bisogna portare con sé un asciugamano.
Chi non ha idea di cosa stia dicendo, non è abbastanza nerd, ma a tutto si può rimediare, per esempio leggendo il libro: si compra in qualunque libreria, o su Amazon.
Bene. Ogni anno, da 14 anni, il 25 maggio si festeggia il Towel Day: per onorare la memoria dell’autore, mancato nel 2001, i suoi fans portano con sé, per tutto il giorno, un asciugamano. Non mi sorprenderei di sapere che alcuni lo fanno tutti i giorni dell’anno, comunque.
Vi lascio al testo di Matteo. Anche chi non conosce la Guida galattica penso apprezzerà il suo testo, per me è davvero importante che abbia scelto di condividere queste parole con me, con voi.
{in fondo qualche info in più sul Towel Day e un regalo a tema per le craft addicted}
Quando sono nato ero il numero 34. Ero solo un numero e niente più. E poi 34 che numero è? Ero il trentaquattresimo bambino nato quel giorno? O quel mese? Anno? Ci sono numeri molto più belli in fondo… Il 34 non è neanche un numero primo! Quel giorno però l’Io senza nome aveva intorno a sé un qualcosa che l’avrebbe definito per sempre. Era color “verde acqua” (l’ecografia non era stata ancora inventata, l’idea geniale di mia madre, per evitare scompensi ormonali durante la crescita, fu di scegliere un colore “neutro”. Unisex insomma…), morbido e candido profumato, pulito e ipoallergenico. Era il mio primo asciugamano. Passavano gli anni, crescendo l’asciugamano sembrava sempre più piccolo ma aveva sempre un posto di riguardo nel primo cassetto del mio armadio. Ne sono venuti molti altri: ruvidi, prestati, rubati, colorati, bianchi, di spugna, di tela, per le mani, per i piatti ma nella mia testa, l’asciugamano era solo uno, gli altri… beh.. sono sempre stati relegati a semplice oggetto di uso comune. Quello era il mio “asciugamano di Linus”, un po’ trofeo, un po’ simbolo, un po’ ricordo di un ricordo che in realtà in quel momento non potevo ancora avere. Del resto sono nato su di un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro–verde e, ancora oggi, la maggior parte delle persone che conosco crede ancora che gli orologi da polso digitali siano un’ottima invenzione e si accalcano a comprare l’edizione “vintage” del classico Casio con calcolatrice e cinturino di metallo, non è che si possa pretendere molto… Io invece faccio parte di quella categoria di persone che ogni tanto apre l’armadio, apre il primo cassetto, tira fuori il suo asciugamano e lo annusa sperando di sentire ancora una molecola di profumo legato alla sua prima infanzia, un po’ Proust e un po’ idiota. A fianco all’armadio c’è la libreria e sugli scaffali della libreria, inframezzati dalla polvere, ci sono i miei libri. Stipati. Verticali. Orizzontali. Non sempre di dorso. Quelli che in piedi proprio non trovano posto impilati in un modo fintamente casuale. In mezzo a questo caos organizzato (avendo lavorato in una libreria ho il rifiuto di dare un’ordine logico ai miei libri) e alla polvere (che non si capisce bene come faccia a filtrare tra le copertine tanto è poco lo spazio tra un libro e l’altro) c’è un piccolo libretto bianco, tagliato da una linea rossa e un po’ sgualcito: La Guida galattica per autostoppisti. A questo punto mi piacerebbe potervi dire che reca la scritta, DON’T PANIC, niente panico, in grandi e rassicuranti caratteri sulla copertina, invece è “solo” un vecchio Urania con i suoi caratteri microscopici e le due colonne. Lo avevo trovato su una bancarella, o meglio, lui aveva trovato me. Da quel giorno infatti la Guida è diventata beh… una guida. Riposta come reliquia in libreria e mai letta in quella edizione, il mio feticismo, insieme al mio portafogli e alla mia demenza hanno acquistato la più prosaica edizione Mondadori che ho mangiato in poche ore. Il giorno dopo i tre sono tornati trotterellando per il secondo libro e poi il terzo e così via… Può un libro cambiarti la vita? Quasi quanto un asciugamano. La Guida Galattica è il mio asciugamano. Ogni tanto lo rileggo e me lo porto dietro spesso. Nei viaggi in treno, in vacanza, sul comodino (o per la gamba di quel tavolino che proprio non ne vuole sapere di stare dritto) e mi immagino ogni volta di usarlo come poggiatesta quando mi trovo sulle spiagge dalla brillante sabbia di marmo di Santraginus V a inalare gli inebrianti vapori del suo mare, o davanti al viso per allontanare i vapori nocivi o per evitare lo sguardo della vorace Bestia Bugblatta di Traal (un animale abominevolmente stupido, che pensa che se voi non lo vedete, nemmeno lui possa vedere voi: è matto da legare, ma molto, molto vorace). La fantasia del numero 34… Beh non sarà 42, non conoscerò (e forse non scoprirò mai nel corso della mia vita) la domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto ma la mia risposta è sicuramente 34. 34 è il numero atomico del Selenio, un numero magico per la fisica, nella Smorfia napoletana indica la testa, 34 è la somma delle lettere, posizionate nell’alfabeto ebraico, che formano la parola Casa e corrisponde alla seconda consonante dell’alfabeto ebraico che è la prima lettera con cui ha inizio la Bibbia e una canzone della Dave Matthews Band, un meme di (e su) Internet, un numero della sequenza di Fibonacci (il trentaquattresimo numero della sequenza è invece 5702887 che corrisponde al codice della 146esima una strada del Queens, NY). Ciao, sono il numero 34 e sono un frisco che sa davvero dove ci ha l’asciugamano.
{fine}
Per scoprire quanto necessario si riveli in pratica un asciugamano nelle occasioni più diverse, fai riferimento all’infografica di Lemonly:
Geniale!!! …e adorabile! Amo Douglas Adams (e Guida Galattica… sia libro che film!) ma non conoscevo il towel day!
Che bello Elena! Anche tu sei dei nostri ora ;-)